Organizzatori : Nadine Amsler, Francesca Arena
Relatori: Nadine Amsler, Sarah Scholl, Francesca Arena (assente)
Commento: Claudia Opitz
Il discorso di CLAUDIA OPITZ apre la sessione presentando le tematiche che vi verranno trattate nel corso degli interventi di Sarah Scholl e Nadine Amsler. Le studiose intendono mostrare le implicazioni economiche e sociali formatesi attorno al lavoro di nutrice dal punto di vista della storia del corpo e degli studi di genere, sottolineandone la rilevanza per il mercato del latte. Il periodo considerato è quello compreso tra il XVII e il XIX secolo, momento storico in cui le nozioni di infanzia, di parentalità e di allattamento acquisiscono maggiore visibilità nel contesto economico e sociale.
SARAH SCHOLL apre la trattazione descrivendo le linee di ricerca seguite dal progetto FNS “Lactation in history”, attivo tra il 2013 e il 2017, riferendosi in particolare a quelle portate avanti dall’équipe “Allaitement: histoire, littérature, anthropologie”, rivolte all’epoca moderna e contemporanea. La studiosa sottolinea come l’allattamento venga posto al centro di un dibattito capace di coniugare le dimensioni politiche, culturali e sociali. Il processo nutrizionale dei neonati inizia a destare l’interesse delle organizzazioni sanitarie, ergendosi, allo stesso tempo, a utile indicatore della gestione economica dell’infanzia all’interno della costruzione dell’equilibrio familiare. Scholl mostra in che modo questa sia già una rivoluzione culturale dalle conseguenze percepibili in più campi: l’obiettivo del suddetto progetto è quello di riconoscerne la risonanza religiosa, artistica ed economica su una scala temporale che si dispiega dall’Antichità classica per poi rivolgersi al Medioevo, all’epoca moderna e infine al mondo contemporaneo. L’allattamento diventa un “affaire publique”, abbandonando l’invisibilità che ne aveva lungamente relegato la pratica ai margini della società. Scholl ne rimarca la progressiva trasformazione in una scelta parentale sempre più al centro di campagne di sensibilizzazione, fondamentali affinché il legame “monogamico” tra madre e figlio mantenga i suoi effetti positivi per il contesto sociale. Le linee di ricerca perseguite dal gruppo sopracitato si dividono in due assi principali: da un lato le esperienze di maternità e allattamento vengono studiate come fasi insite nella natura della vita femminile, mentre dall’altro la ricerca si concentra sul latte come prodotto e fonte di nutrimento.
La presentazione di NADINE AMSLER riguarda il fenomeno dell’allattamento dei discendenti delle dinastie regnanti in Europa all’inizio dell’età moderna. Questi erano spesso affidati a nutrici, la cui posizione appare ambivalente: lo stretto contatto con le corti dei monarchi rendeva loro impossibile tanto un’ascesa sociale indipendente come l’accumulo di ricchezza materiale. Inoltre la fisicità del lavoro di nutrice la rendeva un’occupazione di basso livello e, nel caso in cui la loro resa fosse stata al di sotto delle aspettative, esponeva le donne che vi erano impiegate al costante rischio di essere sostituite. Amsler delinea il profilo delle donne che praticavano la professione di nutrice presso le corti principesche, mostrando che a Vienna e Parigi queste provenivano da famiglie prossime all’ambiente cortigiano. Erano artigiane, serve e impiegate nella bassa amministrazione di palazzo, che facevano fatica a insediarsi come uniche nutrici di un principe o di una principessa. Amsler dimostra che, nel caso in cui il loro intento avesse avuto successo, le nutrici riuscivano a ottenere un salario comparabile a quello delle donne dell’alta aristocrazia, particolarmente elevato, dunque, per lavoratrici di una così bassa estrazione sociale.
SARAH SCHOLL riprende la parola per offrire una visione d’insieme sull’allattamento con latte in polvere nella Svizzera del 19esimo secolo. Prendendo in esame il caso di Henri Nestlé, la studiosa si domanda se la sua irruzione sul mercato abbia generato una rivoluzione culturale e come questa si sia mossa rispetto alle tendenze della medicina del tempo. Mentre igienisti e medici promuovono il nutrimento tramite il latte materno, intorno al 1860 gli industriali svizzeri iniziano a interessarsi alla tematica. Vengono commercializzati prodotti di vario tipo: un industriale di Vevey produce preparati di latte e cereali, mentre dal 1867 nelle città europee si fanno più fitti i punti di distribuzione del latte di vacca. Al semplice interesse seguono teorizzazioni sempre più articolate, redatte secondo una forma manualistica facilmente consultabile. Tra queste spiccano i manuali di cultura per crescere i bambini di Louis Pasteur, di Henri Nestlé e di Marguerite Champendal, prima ginevrina a conseguire il Dottorato in Medicina all’Università di Ginevra (1900), fondatrice della società per l’infanzia “La Goutte de lait”. Scholl contestualizza tali cambiamenti in un’epoca di transizione demografica: i sussidi alle famiglie venivano intensificati, mentre si cercavano escamotages per ridurre la mortalità infantile. In materia di nutrizione si provvede dunque alla pastorizzazione e alla sterilizzazione del latte, soluzioni affiancate dalla ricerca di sostituti chimici del latte materno. È ugualmente diffusa, tra le donne che decidono di non allattare la propria prole, la ricerca di nutrici che possano sostituirle in tale compito. I prodotti lattieri sono anche pensati come un modo per riavvicinare il figlio alla madre, utili a ricostruire la “monogamia” madre/figlio. Nel contesto descritto la figura di Henri Nestlé (1814-1890) ha ricoperto un ruolo di primo piano: chimico tedesco emigrato in Svizzera in cerca di fortuna, pubblica nel 1873 “Mémoire de la nutrition des enfants en bas-âge”, manuale di 24 pagine sulla cultura del nutrimento. Ispirandosi alla formula di un altro chimico tedesco, Nestlé crea un prodotto composto da biscotti e latte, utile all’abbandono dei cereali. Scholl sostiene che tutto ciò non deve considerarsi un sintomo di cambiamento sociale, trattandosi piuttosto del successo di un’impresa privata. Nel 1875 Nestlé vende tutto ciò che era in suo possesso, compreso il marchio commerciale. Nonostante il successo dei suoi prodotti, la brochure di Nestlé vuole convincere che il latte femminile è il migliore per il rispetto del legame naturale tra madre e figlio. Ciononostante egli sostiene l’innovazione benefica del suo prodotto: dato che non vi sarà mai latte a sufficienza per nutrire tutti i neonati e coloro che non possono digerire il latte materno, i prodotti Nestlé sono i migliori sul mercato: “la technique est mieux que la nature”! La presentazione si conclude con le riflessioni della studiosa, che afferma che la madre deve essere la nutrice del suo bambino, affinché siano rispettate le leggi della natura.
La discussione ha definito l’allattamento come la dimensione naturale del rapporto madre e figlia, sottolineando come tale pratica abbia trovato il proprio spazio sia nel dibattito femminista del “Mutterliebe” che nella storia della tecnica della produzione del latte. L’irruzione di Henri Nestlé sul mercato dimostra che la società era pronta ad accogliere una svolta, in tal caso dettata dai maggiori accorgimenti che la società riserva alla famiglia e dalla spinta al cambiamento del mercato del lavoro. D’altro canto il lavoro di nutrice, ancora praticato nelle corti dei regnanti europei, continuava a non garantire aspettative di ascesa sociale salvo per rari casi isolati.
Descrizione del panel:
Amsler, Nadine: Durch Stillarbeit zu Reichtum? Ammen an frühneuzeitlichen Fürstenhöfen
Scholl, Sarah: Business ou révolution culturelle? Allaitement et lait en poudre dans la Suisse du XIXe siècle
Arena, Francesca: Les marchés du lait. Débats et controverses historiographiques
Questo resoconto fa parte della documentazione infoclio.ch del 5. Congresso svizzero di scienze storiche.