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Panel: Histoire sociale et politique de la Suisse durant la Seconde Guerre mondiale

Autor / Autorin des Berichts: 
Valentina Osmetti, Università di Pavia
valentina.osmetti01@ateneopv.it


Zitierweise: Osmetti, Valentina: Panel: Histoire sociale et politique de la Suisse durant la Seconde Guerre mondiale, infoclio.ch Tagungsberichte, 2016. Online: infoclio.ch, <http://dx.doi.org/10.13098/infoclio.ch-tb-0120>, Stand:


Organizzatori: Buclin Hadrien, Eichenberger Pierre
Relatori: Eichengerger Pierre, Buclin Hadrien, Jost Hans-Ulrich, Zimmermann Adrian

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Partendo dalla considerazione che il prezioso contributo derivato dal lavoro della Commissione indipendente di esperti svizzera – Seconda Guerra Mondiale presieduta da Jean-François Bergier si è concentrato sulle questioni economiche nei rapporti elvetici con l’Asse durante il conflitto, il panel ha voluto porre l’attenzione sugli aspetti della vita politica e sociale interna, rimasti ancora largamente inesplorati.
L’obiettivo dell’intervento di HANS-ULRICH JOST è quello di identificare le problematiche della politica interna e i rapporti di forza fra gli attori politici svizzeri nel periodo.

Jost definisce la politica svizzera di questo periodo come paradossale, dettata da un’assoluta contraddizione fra gestione economica e sistema politico ordinario: la prima è complessa ma funziona coerentemente, permettendo di prevedere un futuro economico roseo e solido per la Confederazione; il quadro politico è invece oscuro, fortemente perturbato e considerabilmente frazionato, vi sono numerosi dubbi sull’organizzazione e i ruoli ricoperti da partiti, attori politici e organisation faîtière, e il futuro orientamento politico interno rimane seriamente incerto. Jost sottolinea come la nuova situazione politica si manifesta nei rapporti fra Consiglio federale e Parlamento: il primo, investito dei pieni poteri, si rivolge al secondo soltanto in maniera molto ristretta, preferendo il dialogo con le Commissioni.

Durante gli anni Quaranta, quattro dei sette Consiglieri federali vengono rimpiazzati in un clima di intrighi, creando una profonda frammentazione e fragilità dell’autorità politica federale. Contro l’organizzazione politica si crea un vasto movimento d’opposizione composto da movimenti, leghe e associazioni che agiscono nell’oscurità. Nei programmi politici di queste organizzazioni emergono tre elementi costanti: auspicano un governo autoritario, la sostituzione del liberalismo con altre dottrine economiche e sociali e preconizzano l’abolizione del parlamentarismo. L’ideale autoritario era stato parzialmente attuato con l’accettazione dei pieni poteri al Consiglio federale e al declassamento del Parlamento, ma l’opposizione non era pienamente soddisfatta.

L’intervento di Jost si concentra sulla condivisione delle posizioni autoritarie e degli ideali democratici da parte di rappresentanti liberali radicali, intellettuali, paladini del liberalismo e auspica l’analisi delle interferenze che questi differenti attori hanno avuto sulla politica svizzera e in che misura queste personalità hanno operato una rottura con il sistema politico tradizionale e hanno preso una parte nel potere politico.
Il contributo di HADRIEN BUCLIN e PIERRE EICHENBERGER indaga l’evoluzione politica della Sinistra e dei sindacati elvetici successiva alla sconfitta francese del giugno 1940 e all’affermazione del dominio dell’Asse sull’Europa continentale. L’obiettivo dell’intervento è quello di comprendere se e fino a che punto la nuova situazione politica europea ha minato la forza della Sinistra svizzera e di analizzare il dibattito che emerse fra i dirigenti socialdemocratici.

Il 25 giugno 1940 il Presidente della Confederazione Pilet-Golaz tiene un discorso che manifesta la volontà d’adattamento al nuovo ordine politico europeo. La potenza dell’Asse inquieta talmente tanto i dirigenti della Sinistra e dei sindacati, che essi si mostrano favorevoli a nuove concessioni nei confronti della Destra e del patronato e mettono in discussione la difesa nazionale spirituale e la linea negoziale in favore di posizioni di forza.

Nel maggio del 1940 la paura di un attacco tedesco alla Svizzera è molto presente e i dirigenti del Partito Socialista discutono i piani per fare fronte a un’eventuale invasione. L’adesione della Sinistra alla difesa nazionale in caso d’invasione è totale. Con la sconfitta francese la questione militare passa in secondo piano a favore delle preoccupazioni economiche, avvertite come minaccia principale da parte della Germania. La Sinistra è preoccupata principalmente da un’evoluzione autoritaria nella politica elvetica e una degradazione delle condizioni economiche sotto le pressioni tedesche, ma è proprio nella lotta contro l’autoritarismo che emergono le ambiguità della Sinistra: spesso essa collabora con forze dichiaratamente antidemocratiche (ad es. la Lega del Gottardo).

I due studiosi identificano la paura della disoccupazione da parte dei movimenti centristi come spiegazione dell’accettazione della collaborazione economica con la Germania a partire dal 1940, sottolineando il valore economico della difesa nazionale spirituale. La conclusione è che gli ideali autoritari e corporativisti hanno influenzato le posizioni socialiste in questo periodo ma le linee principali della difesa degli ideali democratici, dei diritti sociali dei salariati sono stati mantenuti anche in questo contesto dai dirigenti del PS.

Anche l’ultimo intervento di ADRIAN ZIMMERMANN sottolinea il clima di paura che caratterizza la politica interna svizzera durante la Seconda guerra mondiale. L’intervento analizza il ruolo che hanno assunto diversi leader del commercio svizzero e la loro assunzione di incarichi nelle strutture sindacali internazionali con sedi al di fuori della Svizzera. L’obiettivo della presentazione è quello di comprendere il rapporto fra l’attività internazionale e nazionale di questi dirigenti.

Anche in questo caso la situazione politica interna della Svizzera è fortemente collegata con quella internazionale, ma mancano studi che riguardino specificamente il ruolo dei sindacati. Figura fondamentale è quella di Edo Finnen, segretario della Federazione internazionale dei trasportatori, la più importante a livello internazionale nella resistenza contro le politiche dell’Asse. I ferrovieri erano fondamentali per le comunicazioni, avevano infatti relazioni molto importanti anche per i servizi segreti americani e inglesi.

Si sottolinea che per tutti i lavoratori la guerra comincia nel 1933 e non nel 39. Da una citazione del leader sindacalista Konrad Ilg emerge la preoccupazione di sindacati svizzeri riguardo alle condizioni di lavoro della Germania, dove gli scioperi sono proibiti e la borghesia prospera. La preoccupazione dei sindacati non era relativa tanto alla guerra quanto alla difesa dei diritti dei lavoratori. Preoccupazioni emergono anche in relazione ai problemi che sarebbero derivati dalla migrazione di lavoratori tedeschi in cerca di condizioni di lavoro migliori. La politica sindacalista si concentra per sconfiggere questa situazione.

Zimmermann sottolinea l’importanza della Svizzera in questo campo, in quanto molte sedi si trovavano in territorio elvetico. Emerge così un dualismo fra la neutralità della Svizzera e l’internazionalità dei suoi sindacati. Il modo di lavorare dei sindacati e i finanziamenti cambiavano in base al contesto internazionale. Nonostante l’assenza di documentazione relativa a molte operazioni, fonti interessanti riguardano il lavoro di René Bertholet, che svolse illegalmente attività umanitarie di sostegno a favore dei lavoratori nella Francia occupata e Tony Sanders, che svolse un ruolo importante in Germania in relazione alla tutela delle donne. Elemento chiave di questo intervento sono le fonti di carattere internazionale.

Dalla discussione finale emerge che le rappresentazioni della Svizzera che la vogliono fare apparire unita durante il conflitto sono vere solamente per la situazione economica, mentre per quanto riguarda la politica, si ha paura che dopo la guerra tutto possa crollare e che non si riesca a trovare un equilibrio. Sarà infatti soltanto dal 1948 che si tornerà a una prospettiva politica ordinata.

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Descrizione del panel

BUCLIN Hadrien et EICHENBERGER Pierre, Le Parti socialiste et les syndicats au lendemain de la défaite de la France de 1940.

ZIMMERMANN Adrian, Die internationalen Beziehungen schweizerischer Gewerkschaftsführer zur Zeit des Zweiten Weltkriegs.

JOST Hans-Ulrich, Délires autoritaires ? La culture politique suisse de 1938 à 1948.

Veranstaltung: 
4e Journées suisses d'histoire
Organisiert von: 
Société suisse d'histoire et Université de Lausannne
Veranstaltungsdatum: 
10.06.2016
Ort: 
Université de Lausanne
Sprache: 
d
f
Art des Berichts: 
Conference
Dateianhänge: